La scomparsa di Gianni Filippini. Protagonista del giornalismo in Sardegna, maestro nella professione, uomo di cultura, esempio di onestà intellettuale e stile di vita

Aveva compiuto 90 anni il 24 gennaio scorso, Gianni Filippini, scomparso oggi, la maggior parte dei quali trascorsi  dietro una macchina da scrivere per esercitare la professione giornalistica e in un’incessante attività nella diffusione della cultura. La sua figura rappresenta un punto fermo nella storia del giornalismo in Sardegna e un riferimento sicuro per alcune generazioni di giornalisti. Instancabile studioso (di cose sarde in particolare) indimenticato assessore alla cultura della giunta comunale di Cagliari, vorace lettore di libri, protagonista di raffinate presentazioni di scrittori e di eventi culturali. Attento alle novità generazionali, amante dei viaggi alla scoperta di mondi e civiltà anche lontane dalla nostra, appassionato di arte e di musica classica, stimato ed apprezzato unanimemente per la sua onestà intellettuale e per lo stile di vita. Lascia un’eredità importante di esempio e di insegnamenti per noi giornalisti e per tutti coloro che amano la Sardegna, la sua storia, la sua evoluzione culturale e sociale.

Si era affacciato alla redazione de L’Unione sarda nei primi anni 50. Era stato assunto al giornale nel 1954 (direttore Fabio Maria Crivelli) e lo aveva lasciato dopo 64 anni di impegno e lavoro costante, seguendo tutte le tappe di una carriera che lo aveva portato ad essere direttore responsabile (dal 1977 al 1986) passando per il correttore di bozze, redattore, inviato speciale, capo delle pagine della cultura e degli spettacoli. Approdato poi al ruolo di manager come presidente del consiglio di amministrazione e a quello di direttore editoriale con il varo di importanti collane di libri sulla cultura sarda e sui personaggi che la hanno caratterizzata.

Dopo la felice esperienza della sezione cultura (arricchita dalla presenza delle firme più prestigiose del mondo culturale sardo dell’epoca) arriva alla direzione del giornale, durata ben nove anni, un periodo in cui il quotidiano più antico e diffuso della Sardegna rafforza la sua presenza nel territorio puntando su un corpo redazionale di professionisti di primo piano, guidati appunto da Gianni Filippini.

Nel 1986 assunse la presidenza di Videolina (e la vice presidenza dell’Unione). E nell’emittente prende corpo la fortunata trasmissione “Sardegna d’autore”, da lui ideata e condotta, che per vent’anni ha illustrato la produzione libraria dell’isola. Intensa la sua attività in vari campi della divulgazione dalla Rai, alle pubblicazioni di saggi e introduzioni.

Tra i suoi lavori appare significativo il libro scritto nel 2009 sulla storia di 120 anni de L’Unione sarda, il suo giornale, un libro che racconta, nel suo astile elegante ma senza reticenze o autocelebrazioni, le vicende del giornale e il suo rapporto sempre stretto con la città di Cagliari, il suoi  personaggi, l’evoluzione della città, la sua gente. Con lo stile di Gianni Filippini, sempre attento al racconto dei fatti così come erano, belli o brutti che fossero. Senza sconti per nessuno ma nel rispetto di tutti. In uno stile che ha caratterizzato sempre la sua lunghissima carriera giornalistica.

Il suo impegno nel mondo della cultura meriterebbe un approfondimento a parte, per la generosità, la competenza e l’autorevolezza con cui ha svolto gli incarichi ricoperti: dall’assessorato comunale alla cultura, pubblica istruzione, beni culturali, spettacolo, musei, edilizia scolastica e teatro civico (1994-2001), con una lunga serie di prestigiose iniziative (basta citare il varo di “Monumenti aperti”), sino alla presidenza del Conservatorio statale di musica Giovanni Pierluigi da Palestrina.

Queste poche righe non bastano certo a delineare la personalità di un uomo che ha dato tanto alla professione e alla sua città. Ne’ l’affetto profondo che ha riservato (pienamente ricambiato) ai suoi colleghi ed ai moltissimi amici che lo hanno accompagnato nelle sue iniziative. Affetto e ammirazione che ci spingono a ricordarlo con rimpianto e a stringerci ai suoi familiari nel triste momento dell’addio. Grazie Gianni.   Francesco Birocchi